venerdì 18 marzo 2011

Piccola grammatica italiana 3


IL VERBO

LE PERSONE del verbo sono:
persona singolare:
io;
tu;
egli;
persona plurale:
noi;
voi;
essi.

In ogni verbo vi è una parte che rimane invariata: la radice, e una parte che subisce continui mutamenti, la desinenza. Coniugare un verbo significa mutarne la desinenza in ordine secondo il modo, il tempo, la persona e il numero.

I verbi possono essere:
REGOLARI: si dicono i verbi che formano tutte le loro voci con la medesima radice (lodare);
IRREGOLARI: invece si dicono i verbi che durante la coniugazione, oltre la desinenza, mutano anche la radice (leggere).

LE CONIUGAZIONI

I verbi si raggruppano in tre coniugazioni:
1° coniugazione - infinito presente in are: cantare, lodare, ecc.
2° coniugazione - infinito presente in ere: vedere, vivere, ecc.
3° coniugazione - infinito presente in ire: dormire, sentire, ecc.

I verbi che all'infinito non terminano in are, ere, ire (condurre, trarre, comporre, ecc.), sono della seconda coniugazione.

I verbi essere e avere sono detti ausiliari, perché aiutano (ausilio = aiuto) gli altri verbi a formare i tempi composti. Pur terminando in ere, avere ed essere non appartengono alla seconda coniugazione; hanno una coniugazione propria.

VERBI TRANSITIVI

Il cacciatore uccide la lepre. L'azione di uccidere, compiuta dal cacciatore, non si ferma su di lui, ma passa sulla lepre, che resta uccisa. Il cacciatore, che compie l'azione, è il soggetto del verbo.
La lepre, sulla quale passa l'azione, è l'oggetto del verbo.
I verbi, i quali esprimono un'azione che transita, passa cioè direttamente da colui che la fa (= soggetto) a colui che la riceve (= oggetto), si dicono verbi transitivi.

I verbi transitivi hanno o possono avere un oggetto. L' oggetto può anche non essere espresso; il verbo, però, è sempre transitivo. (Tutti leggevano - Anch' io leggevo un libro).

VERBI INTRANSITIVI

Il cacciatore corre. L'azione di correre, compiuta dal cacciatore, si ferma su di lui, non passa nè può passare su altri. I verbi, i quali esprimono un'azione che non passa sull'oggetto, ma rimane, si esaurisce nel soggetto, si dicono verbi intransitivi.

I verbi intransitivi non hanno nè possono avere un oggetto.
Il verbo transitivo ha tre forme: attiva, passiva, riflessiva.
- Il verbo è transitivo attivo, quando il soggetto compie l'azione. (Il cacciatore uccise una lepre).
- Il verbo è transitivo passivo, quando il soggetto subisce l'azione (Una lepre fu uccisa dal cacciatore).
- Il verbo è transitivo riflessivo, quando il soggetto compie e subisce l'azione (Sfortunatamente il cacciatore si uccise).

IMPERSONALI si dicono quei verbi che non hanno un soggetto determinato, nè espresso, nè sottinteso (pioveva, era nevicato, tuonò, accade, bisogna, importa, ecc.)

Ricorda inoltre che ogni verbo può essere usato in modo impersonale alla 3° persona singolare preceduta dalla particella pronominale indefinita si che significa alcuni, tutti, la gente, ecc. (Si crede, si diceva, si combattè)

I MODI

II verbo ha sette modi: indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, infinito, participio, gerundio.
Indicativo, congiuntivo, condizionale e imperativo hanno le persone e i numeri; sono modi personali, finiti, chiari, espliciti (andarono (essi); leggiate (voi); verremmo (noi)).
Infinito, participio, gerundio non hanno nè le persone, nè i numeri; sono modi impersonali, indefiniti (= non finiti), meno chiari, impliciti (andando; partito; essere venuto).

I modi del verbo sono le diverse maniere in cui può avvenire un'azione.
L'indicativo è il modo della certezza delle azioni (Luciano cammina).
Il congiuntivo è il modo della possibilità desiderata di un'azione (Io credevo che Luciano camminasse).
Il condizionale è il modo che indica un'azione possibile ad una data condizione (Luciano camminerebbe, se fosse guarito).
L'imperativo è il modo che esprime comando (Cammina, Luciano !).

I TEMPI del verbo sono: il presente, il passato e il futuro.

Nel modo indicativo:
il tempo presente ha una sola forma: io studio;
il tempo passato ha cinque forme:
passato prossimo - io ho studiato;
imperfetto - io studiavo;
trapassato prossimo - io avevo studiato;
passato remoto - io studiai;
 trapassato remoto - io ebbi studiato;

il tempo futuro ha due forme:
futuro semplice - io studierò;
futuro anteriore io avrò studiato.

TEMPI SEMPLICI E COMPOSTI

Considera sempre i tempi a coppie, perchè il passato prossimo si forma con un presente (io sono - io sono stato); il trapassato prossimo si forma con un imperfetto (io avevo -io avevo avuto); il trapassato remoto si forma con un passato remoto (io andai - io fui andato); il futuro anteriore si forma con un futuro semplice (io mangerò - io avrò mangiato).

I tempi del verbo si dividono in semplici e composti.
Tempi semplici:
Presente
Imperfetto
Passato remoto
Futuro semplice
Tempi composti:
Passato prossimo
Trapassato prossimo
Trapassato remoto
Futuro anteriore

I TEMPI SEMPLICI sono formati:
nella forma attiva, da una sola parola (ero, ebbi, lavarono);
nella forma passiva, da due parole (verbo ausiliare essere + il participio passato del verbo) (sono lodato, fummo puniti, sia ucciso).

I TEMPI COMPOSTI sono formati:
nella forma attiva, da due parole (verbo ausiliare essere o avere + il participio passato del verbo) (hanno avuto, ebbero studiato, saranno venuti, fossero andati);
nella forma passiva, da tre parole (verbo ausiliare essere + stato + participio passato del verbo) (siamo stati premiati, fossero state scritte, essendo stato trovato).

Nei tempi composti della forma attiva i verbi transitivi usano sempre l'ausiliare avere mentre i verbi intransitivi ed i riflessivi usano di regola l'ausiliare essere.
La mamma lava - La mamma ha lavato;
La mamma si lava - La mamma si è lavata;
Il babbo parte - Il babbo è partito

LA CONIUGAZIONE RIFLESSIVA

La coniugazione riflessiva di un verbo si ottiene accompagnando la voce verbale attiva con le particelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, si. (Io mi vesto; tu ti lavasti; ecc.).

LA CONIUGAZIONE PASSIVA

La coniugazione passiva di un verbo transitivo si ottiene premettendo al participio passato del verbo i tempi semplici e composti del verbo essere.

Nella coniugazione. passiva:
i tempi semplici sono formati da due voci verbali: essere + participio passato (sei lodato; era punito; ecc.);
i tempi composti, invece, hanno tre voci verbali; essere + stato + participio passato (sei stato lodato; era stato punito, ecc.).

Nei tempi semplici in luogo del verbo ausiliare essere si può usare come ausiliare il verbo venire:
I ladri vennero arrestati (= furono arrestati) dai carabinieri.

Fare l'analisi grammaticale di un verbo significa dirne in ordine la coniugazione, il significato, la forma, il modo, il tempo, la persona e il numero.

(avevi letto = voce del verbo leggere della 2° coniugazione, transitivo, attivo, modo indicativo, tempo trapassato prossimo, seconda persona singolare
saremmo venuti = voce del verbo venire della 3° coniugazione, intransitivo, modo condizionale, tempo passato, prima persona plurale)

L'AVVERBIO

L'AVVERBIO è quella parte invariabile del discorso che serve a completare, a precisare o a modificare il significato espresso da un verbo, o da un aggettivo, o da un altro avverbio.

Gli avverbi sono di diverse specie:
di modo o maniera (bene, male, meglio, peggio, caramente, soavemente, altamente, duramente, ecc.);
di tempo (oggi, domani, ieri, tardi, presto, mai, sempre, poi, ora, dopo, prima, subito, ecc.);
di luogo (qui, qua, lì, là, dove, laggiù, lassù, sopra, sotto, dentro, entro, fuori, ecc.);
di quantità (molto, poco, troppo, meno, assai, nulla, più, ecc.);
di affermazione (sì, davvero, certo, certamente, infatti, ecc.);
di negazione (no, non, nemmeno, neppure, ecc.);
di dubbio (forse, chissà, probabilmente, possibilmente, ecc.).

Si dicono locuzioni avverbiali i gruppi di parole che hanno la stessa funzione dell'avverbio (Luigi mangiò in fretta e furia (frettolosamente) - All' improvviso piovve (improvvisamente)).

La maggior parte degli avverbi di modo sono aggettivi qualificativi trasformati in avverbio con la terminazione mente (gentile - gentilmente). Molti avverbi possono avere il comparativo ed il superlativo (Luisa legge più lentamente di Antonella).

LA PREPOSIZIONE

La preposizione è quella parola che serve ad esprimere la relazione, cioè il legame fra due parole.

Le preposizioni si distinguono in semplici e articolate:
Sono preposizioni semplici le nove parolette: di, a, da, in, su, per, con, tra, fra.
Le preposizioni articolate sono quelle formate dall' unione degli articoli determinativi con le preposizioni semplici.

Sono preposizioni improprie: sopra, sotto, prima, dopo, durante, avanti, davanti, innanzi, dietro, dentro, fuori, presso, verso, accanto, lungo, vicino, lontano, oltre, insieme, contro, senza, eccetto, secondo, mediante, nonostante, causa.

LA CONGIUNZIONE

La congiunzione è quella parte invariabile del discorso che serve a congungere, cioè ad unire fra loro, due parole o due frasi.
Le congiunzioni più frequenti sono:
e, neanche, nemmeno, neppure, o, oppure, ossia, ovvero, ma, però, anzi, pure, tuttavia, quindi, dunque, perciò, pertanto, affinchè, acciocchè, perché, poichè, giacché, siccome, quando, finchè, mentre, dopo che, prima che, come, come se, quasi, nel modo, a patto che; sebbene, quantunque, benchè, così ... che; tanto ... che, se, qualora, dato che, perchè, a patto che.

La parola (da non confondersi con la particella pronominale o avverbiale ne) significa e non. È perciò una congiunzione (e) e un avverbio di negazione (non). (Non ho mangiato nè ho voglia di mangiare. Non ho mangiato e non ho voglia di mangiare!)

L'ESCLAMAZIONE

Le parole: Oh, Ah, Uh esprimono gioia, dolore, sorpresa; esse si dicono esclamazioni o interiezioni. L' esclamazione è una parola che serve ad esprimere uno stato del nostro animo, di gioia, di dolore, di sorpresa, di rammarico.

Sono esclamazioni: Oh! uh! ah! ahi! viva! bene! a/~! addio! deh! eh! ohibò! Ohimè!
Piccola grammatica Italiana
Editrice Aristea Milano
1974